Questa domenica, come un secolo e mezzo fa, San Pietroburgo si e’ divisa fra Verdi e Wagner.
Il Teatro Mariinskij, sotto la direzione di Valerij Gherghiev, propone alcuni brani di Parsifal, mentre al Teatro Mikhailovskij e’ arrivata, con l’ouverture de I maestri cantori di Norimberga e alcuni brani di Tristano e Isotta, la Staatskappelle Berlin guidata da Daniel Barenboim, direttore del Teatro alla Scala.
Da mezzo secolo il maestro Barenboim viene regolamente in Russia, patria dei suoi nonni.
“Non dimenticherò mai il giorno in cui nel 1962 sentii l’orchestra della Filarmonica di Leningrado diretta da Mravinskij. Non solo perché questa era un’orchestra eccezionale, ma anche perché Mravinskij come nessun altro sapeva trovare un feeling particolare con i musicisti”
Quanto a Wagner, il Mariinskij e l’unico teatro in Russia ad aver allestito otto delle sue 13 opere, fra cui “L’anello del Nibelungo”.
“Questa tetralogia a cui Wagner dedico’ meta della sua vita, dice il maestro Gherghiev, da spazio a tantissime letture, ieri come oggi. Vorrei che “L’anello del Nibelungo” allestito in Russia sia veramente qualcosa di eccezionale”.
Fra i compositori russi dell’epoca Wagner aveva parecchi sostenitori, come il suo amico Aleksandr Serov, che benche’ giurista di formazione, aveva un debole per la musica. Compose tre opere e si impegno’ nella propaganda di Mozart e di Beethoven, di Glinka, padre dell’opera lirica nazionale, e Dargomyzhskij, fondatore del verismo russo.
Il sinfonismo wagneriano influi’ sul linguaggio di molti compositori russi, anche quelli che non risparmiavano critiche nei suoi confronti, come Rimskij-Korsakov.
Furono questi gli anni cruciali per la nascita dell’opera nazionale russa durante i quali per salvaguardare i suoi fragili germogli, finanche compositori come Ciajkovskij guardarono negativamente alle opere straniere e prima di tutto all’opera italiana.
A volte sembrava che suscitasse una specie di allergia. Ma quelle sortite erano innanzi tutto contro le direzioni dei teatri che privilegiavano cantanti, compositori e spettacoli stranieri e non davano spazio agli artisti russi.
Ma l’opera italiana era molto amata dal pubblico. E qui il numero uno era Verdi, la voce, scriveva il critico Larosc, dell’Italia moderna, di un’Italia che ha preso coscienza di se, di un’Italia dalle tempeste politiche, di un’Italia audace e fervida fino alla follia”.
Ma ancora prima dell’Unita’ d’Italia Pietroburgo conobbe “I lombardi alla prima crociata” che fu allestita in Russia due anni dopo la prima in Italia nel 1843. Dal 1859 inizia la storia delle opere verdiane in Russia messe in scena non da troupe italiane, ma da artisti russi. In una recensione Serov scriveva: Ancora Verdi! Di nuovo Verdi! Tutto Verdi! Dappertutto Verdi!
Nel 1862 al Teatro Mariinskij ando’ in scena “La forza del destino” composta da Verdi appositamente per la Russia.
Ma questa e’ un altra storia.
Tornando al Mariinskij di oggi, esso apre la stagione con il terzo atto dell’Otello.